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Io sono nel futuro

Le radiazioni naturali e i campi elettromagnetici in quanto cause di malattia nell’uomo

Il libro LIFE i segreti della Ghiandola Pineale è uno dei più grandi trattati per non addetti ai lavori sulla Ghiandola Pineale e, affrontando la cosa da vari punti di vista, in esso le sono dedicate almeno 200 pagine. Ma nonostante ciò, molte persone mi hanno comunque chiesto altre informazioni sulla Ghiandola, specie in relazione all’Habitat, l’ambiente abitativo, e le ripercussioni sul percorso di definizione del Sé.
Ebbene, nel libro IO SONO IMMORTALE ci sono riferimenti alla questione dei distrurbi che i campi elettromagnetici possono arrecare alla Pineale, specie a coloro che sono sul percorso iniziatico.
In questo articolo diremo cose che non abbiamo potuto dire nel libro per mancanza di spazio o perché estremamente scientifiche: ora c’è pane per denti buoni…
Molte delle informazioni trattate potrete trovarle su uno dei più utili libro che riguardano l’Habitat, questo:

Parliamone… ma voglio darti un consiglio: non stancarti e vai fino in fondo all’articolo che ne vale la pena.

Ti è mai capitato che avete dormito in un letto diverso dal tuo e ti sei svegliato benissimo? E poi sei tornato a casa tua e al mattino ti sei di nuovo svegliato stanco?

Lo so, ti è sembrato strano e le ipotesi saranno state tante, ma comunque il problema rimane: perché al mattino mi sveglio stanco?

INTRODUZIONE
Qualche mese fa, per la prima volta in Italia, la Corte di Appello di Brescia ha riconosciuto il nesso cellulare-tumore per chi lo usa tanto e per molti anni.

A livello di indagine accade una cosa buffa: il 44% delle ricerche dice che il cellulare non fa male, ma il 93% di queste ricerche sono finanziate dai privati. Tutt’altra aria informativa, invece, tira in ambito pubblico: l’associazione medica di Vienna raccomanda ai minori di 16 anni di NON utilizzare il cellulare, mentre la città francese di Lione lo sconsiglia ai minori di 12;

no cellulare ai minori di 12 anni

Questa è una tabella i cui dati derivano da uno studio del Prof. Angelo Gino Levis su 1056 lavori (fonte: www.applelettrosmog.it):

tabella
tabella a cura di VIVERE – aprile 2010, pag. 26
La voce “finanziamento privato” comprende gli studi che hanno ricevuto soldi da società private o che non indicano i finanziatori (meno del 20% dei casi). Tutte le ricerche indagano gli effetti delle alte (HF) e altissime frequenze (VHF); in gran parte le ricerche si occupano dei cellulari, ma anche dell’esposizione a ripetitori televisivi, della telefonia mobile, esposizioni professionali. Un esito “negativo” significa che non è stato rilevato alcun effetto legato alla presenza di questi campi elettromagnetici.
EQUILIBRIO BIOCHIMICO

Questo articolo inizia parlando dell’irradiatore sincrotone. Sapete cos’è un irradiatore sincrotone? Beh, effettivamente, questo nome lasciò perplesso anche me quando lo sentii, ma poi scoprii che questa è un’apparecchiatura che fu usata dal chimico Rod Mac Kinen che nel 2002 ricevette il premio Nobel per la scoperta del canale sodio-potassio della cellula.

Ma è meglio che comincio dall’inizio.

La cellula presenta una sua polarità elettrica che viene misurata tra il potenziale elettrico di terra e la parte posteriore della membrana cellulare: il suo valore è negativo rispetto a terra. Questo significa che il nucleo è negativo rispetto all’esterno della membrana come vedesi in questa figura:

la polarità nella cellula
immagine tratta dal libro LIFE i segreti della ghiandola pineale

Questa differenza di potenziale elettrico è proprio quella che consente il passaggio (l’ingresso e l’uscita) dei nutrienti e degli scarti cellulari, motivo essenziale per cui la cellula può rimanere viva.

Uno dei fenomeni che avviene per mezzo di questa differenza di potenziale è quello delle proteine canali ATPase, motivo per il quale alcune sostanze da esse dipendenti si muovono attraverso il canale della membrana; anche il sodio e il potassio migrano dentro e fuori la cellula per mezzo del meccanismo proteico sodio-potassio-ATPase.

Nel 1963 due ricercatori americani, Hodgkins e Huxley, ricevettero il Nobel per aver teorizzato l’esistenza di questo canale; in seguito molti ricercatori cercarono di dimostrare questa cosa e solo nel 1991, al Max Planck Institute di Monaco di Baviera, i dottori Neher e Sakman, per mezzo della tecnica Paten Cimp, resero udibili il “ronzio” della corrente di ioni sodio-potassio e ricevettero anche loro il premio Nobel.

Ma appunto, solo nel 1998 il Dott. Mac Kinen all’università di Itaca (New York), scoprì il canale di membrana e nel 2002 ricevette il Nobel.

In questa immagine si vede la proteina ATPasi nella sua funzione di gestore delle migrazioni sodio-potassio:

pompa ATPase
(vedi nota 1 – wikipedia.it)

Come si vede il flusso è dato da ioni potassio (K+) che entrano nella cellula e di ioni sodio (Na+) che vi escono (la parte di sotto del disegno è il dentro della cellula, la parte di sopra è il fuori).

Ogni cellula ha migliaia di canali ATPase e quotidianamente la loro attività consuma metà della nostra intera energia biologica; questo canale si apre e si chiude con una frequenza elevatissima ogni secondo e, quando si apre, proietta fuori la cellula tre atomi di sodio e ne fa entrare due di potassio.

È vero che questo meccanismo usa molta energia, ma in realtà crea un’energia maggiore di quella che consuma e consente alla cellula di ricaricarsi continuamente ed è questa energia che ci fa sentire la forza dentro.

Ogni volta che la proteina canale ATPase si apre, proietta all’esterno più cariche positive di quante ne faccia entrare per cui la cellula mantiene una carica negativa all’interno e positiva all’esterno, motivo per il quale possono avvenire i trasporti di sostanze per mezzo di questi potenziali elettrici. Quindi stiamo parlando di un flusso elettrico verso l’esterno (ricordiamoci questo particolare).

Ma la pompa sodio-potassio non è il solo meccanismo di scambio che c’è sulla cellula, abbiamo anche diverse altre pompe, tra cui la calcio-magnesio ma, in definitiva, queste due pompe sono quelle che se alterate nel loro funzionamento, determinano i maggiori danni alla salute della cellula e all’organismo. Ma… ora direte: interessante questa lezione di biologia, ma a che cosa mi serve? Come mi risolve la vita? Come può essermi utile?

Molto semplice: le radiazioni ad alta frequenza emesse dai telefoni cellulari (e simili) entrano in risonzanza con specifici elementi della membrana cellulare e delle relative pompe di scambio alterandone le condizioni bio-elettriche con la conseguenza di portare la cellula in una condizione di squilibrio elettrolitico e quindi alla malattia dell’organo e dell’organismo. La pompa del calcio è estremamente delicata e determina gravi patologie alla cellula.

Il telefono cellulare e più in generale la possibilità di comunicare senza fili fanno ormai parte del comune modo di vivere di quasi tutta la popolazione terrestre. Trovare luoghi che non siano sotto la copertura di campi elettromagnetici artificiali creati dall’uomo è diventato molto difficile.
In tutti gli Stati è diventato quindi improrogabile porsi la domanda sugli effetti che questi campi possono provocare alla salute degli esseri umani e più in generale della vita. Sono stati effettuati degli studi e i vari Governi hanno provveduto ad emettere leggi per normare i livelli massimi a cui si deve sottostare per poter utilizzare le tecnologie wireless.

Possiamo stare tranquilli?

Se esaminiamo, con un po’ di pazienza e di minuziosa ricerca, i dati disponibili, la situazione non è per niente sotto controllo. Risulta evidente, innanzitutto, un forte contrasto a livello scientifico, sull’approccio e le metodologie per affrontare il problema. In particolare se si vanno a leggere i limiti massimi previsti dalle Norme della maggior parte dei Paesi Occidentali (Stati Uniti in primis) in confronto a quelli della maggior parte dei Paesi Orientali (Russia e altri) si scopre che i nostri limiti sono molto più alti (almeno 100 volte).

Come mai questa discrepanza?

L’approccio Occidentale ha sempre privilegiato lo studio basandosi sugli effetti statistici dovuti all’esposizione di breve periodo a campi elettromagnetici di forte intensità che porta alla manifestazione dei cosiddetti effetti termici: l’organismo in questione si riscalda per effetto dell’energia assorbita.
L’approccio Orientale, invece, prevede l’analisi di dati sperimentali basati sull’esposizione di lungo periodo (fino a 4 mesi) di animali dove è prevista anche la variazione dei parametri principali di intensità, frequenza e modulazione del campo elettromagnetico stesso. Le manifestazioni sono di tipo non termico, cioè gli effetti non sono dovuti al riscaldamento dell’organismo ma a più sottili meccanismi a livello cellulare e del DNA.

Gli Scienziati di scuola Occidentale la pensano diversamente da quelli Orientali. Sono troppo prudenti loro o avventati noi?
In realtà anche la Scienza Occidentale, o perlomeno una parte, stanno studiando in modo massiccio gli effetti non termici dovuti a livelli di esposizione molto più bassi rispetto alle Normative vigenti. E questi studi dimostrano in modo chiaro che, senza ombra di dubbio, questi effetti ci sono e non sono per niente rassicuranti per la nostra salute e per quella della vita sull’intero pianeta. GASP!
Viene voglia di saperne di più e comunque le informazioni facilmente disponibili in rete non sono poi così scarse.
Diventa difficile riassumere in breve tutti questi risultati che comunque evidenziano effetti nocivi a livello di organi come il cervello, a livello delle singole cellule fino alla singola elica di DNA.

Un esempio esemplificativo può essere di aiuto: l’esposizione alle radiazioni di un telefono GSM provoca a livello cellulare l’aumento della presenza dei “bio-marker” ossidanti e la diminuzione di quelli anti-ossidanti. In pratica la cellula manifesta uno “stress ossidativo” anche quando i livelli del campo elettromagnetico con cui è irradiata sono bassi e tali da non innalzare la temperatura della cellula stessa.

E’ chiaro che questo esperimento è molto “semplice” ma il nostro corpo ci sta dicendo che di sicuro non gradisce. La situazione non è per niente sotto controllo e l’aumento delle pubblicazioni sull’argomento ci deve far riflettere sulla necessità di saperne di più.

Non può bastare l’auricolare o il consiglio di tenere il cellulare leggermente staccato dalla testa.

Visualizziamo una semplice scena: hall di un aeroporto dove è presumibile ci siano qualche centinaio di persone ciascuna munita di almeno un telefono cellulare. La sala può essere munita di copertura Wi-Fi per dare la possibilità a chi è munito di Computer Portatile, I-PAD e Notebook di poter acceder a Internet senza fili. Ovviamente il luogo deve garantire una buona copertura quindi non è difficile pensare che nelle immediate vicinanze ci sia una Stazione Base GSM, UMTS …
Una delle centinaia di persone riceve una chiamata e quindi si mette l’auricolare per rispondere e si sente tranquilla perché in questo modo limita l’effetto delle radiazioni elettromagnetiche del proprio telefono. Se potesse visualizzare la somma di tutti i campi presenti in quel momento che si sommano su tutto il suo corpo si renderebbe sicuramente conto della risibilità del suo accorgimento.

Obiezione: io tanto in Aeroporto non ci vado praticamente mai!

Cambiamo scena: appartamento in un condominio. Famiglia composta da Marito, Moglie e due figli. Quattro cellulari. L’appartamento è di medie dimensioni e ci sono almeno due o tre computer per i quali l’accesso a Internet è garantito da una piccola centralina Wi-Fi nascosta da qualche parte anche perché sarebbe stato quasi impossibile o comunque molto costoso installare una connessione via filo. La stazione base è nelle vicinanze e quindi la velocità e la bontà della copertura garantisce a tutta la famiglia ore di svago o di lavoro tramite la connessione. Se il condominio è di piccole dimensioni questa scena si ripete in almeno altri 4 o 5 appartamenti. Non siamo in aeroporto ma la situazione elettromagnetica non è poi così diversa.

I campi ellettromagnetici artificiali prodotti dall’uomo hanno effetti dannosi sulla salute anche quando i livelli sono bassi e tali da non riscaldare i tessuti.

<strong”> Fonti principali per questa parte di articolo:

ICNIRP, “ICNIRP Guidelines. Guidelines for limiting exposure to time-varying electric, magnetic, and electromagnetic fields (up to 300 GHz),” Health Physics, vol.74, pp. 494-522, 1998.NON-THERMAL EFFECTS AND MECHANISMS OF INTERACTION BETWEENELECTROMAGNETIC FIELDS AND LIVINGMATTER – Eur. J. Oncol. – Library Vol. 5 – National Institute for the Study and Control of Cancer and
Environmental Diseases “Bernardino Ramazzini” Bologna, Italy 2010Exposure Limits for Radiofrequency Energy: Three Models
Kenneth R. Foster, Department of Bioengineering, University of Pennsylvania, Philadelphia PA 19104 USADNA and Chromosome Damage: A Crucial Non-Thermal
Biological Effect of Microwave Radiation
An Overview of Studies and Models on the Effect Mechanism – Vladislav M. ShiroffNon-thermal Biological Effects of Microwaves – Igor Belyaev – November, 2005 Microwave Review

Purtroppo queste cose non sono mai rivelate a livello di studi cellulari; infatti, quasi non esistono pubblicazioni ufficiali, nonostante tantissime persone e gruppi stiamo studiando a riguardo, su questi effetti alla cellula. Sono in possesso di un grafico esclusivo a livello mondiale da cui si comprende cosa sta avvenendo a livelli di studi “farmaceutici”.

Tutti gli studi del mondo, con il maligno obiettivo di NON curare il cancro, sono orientati sul sistema dell’inibizione delle Caspasi, un meccanismo interno (e consequenziale) alla cellula, di cui ci sono circa 80 possibilità/reazioni diverse, ma i metodi di blocco studiati dalla farmaceutica sono solo un paio, mentre sarebbe sufficiente bloccare la reazione in FAS-Ligando sulla membrana cellulare (l’inizio della catena) e cancelleremmo il tumore per sempre perché tutto inizia lì perchè il tutto POI viene lavorato in cellula a livello della Caspasi. Cercare di trovare una ottantina di metodi di blocco delle Caspasi (i quali potrebbero poi rivelarsi essere 8000 o 8 milioni – e chi lo sa?) è come togliere acqua da una barca che è un colabrodo e non c’è razionalmente alcuna speranza di tenerla a galla con questo metodo.
Lavorare sulla FAS-Ligando, in quanto via estrinseca dell’apoptosi (morte cellulare, sotto vedrete un teschio), risolverebbe tutto in una volta e questo le industrie farmaceutiche lo sanno, ma spingono avanti istituti ed enti che sperperano soldi della collettività per fare ricerche sul cancro che non porteranno mai a nulla.
A conferma di quanto detto, in questa immagine che tratta dell’apoptosi cellulare (la morte della cellula) e presa da http://en.wikipedia.org/wiki/Fas_ligand, si vede che una sola Fas-ligando è collegata ad una serie di reazioni Caspasi:

EFFETTI DEI CELLULARI & C.

IRRADIAZIONI

La terra ha un campo magnetico con il polo nord e il polo sud e l’uomo vive da sempre immerso nel campo magnetico terrestre senza problemi.

Negli ultimi 100 anni lo sviluppo dell’elettricità e poi dell’elettronica hanno prodotto una forte alterazione del campo magnetico in cui siamo immersi, moltiplicando la media degli stimoli che colpiscono il nostro organismo aumentando la percentuale di pericolosità, per non parlare dei maligni insediamenti H.A.R.P.P. capaci addirittura di poter controllare il clima a forza di emissioni elettromagnetiche.

HAARP Alaska
antenne di un insediamento HAARP in Alaska

Dell’H.A.A.R.P e dei suoi danni alla salute, ne parliamo molto nel libro Life.

Comunque, in definitiva, l’ambiente può alterare lo stato dell’uomo e le cause principali che determinano tali disturbi possono essere di origine naturale o artificiale.

L’obiettivo primario di questo servizio è quello di tentare di far luce su un concetto che è sempre stato un tabù per la scienza medica, cioè dimostrare l’influenza che le radiazioni e i campi elettromagnetici hanno sull’Uomo.

Esistono tre tipi di emissioni o radiazioni: le emissioni radioattive nucleari (radiazioni ionizzanti tipo quelle dell’uranio), le radiazioni elettromagnetiche (la luce, ad esempio, quindi radiazioni non ionizzanti) e le radiazioni dei campi elettromagnetici (le frequenze radio e di cellulari, ad esempio, che sono conosciuti con la sigla C.E.M.).

Quindi le irradiazioni possono essere generate dal cosmo (cosmiche), dalla terra (telluriche) o da apparecchiature e sistemi elettrici (tecnologie).

La terra, al pari di un organismo vivente, possiede i suoi punti di criticità così come possiede i suoi punti di forza: a seconda del tipo di energia e delle caratteristiche del terreno, alcune aree possono essere salutari, mentre altre possono essere nocive per la salute dell’uomo. Circa quest’ultimo aspetto si è coniato il termine “geopatia” con il quale si vuole indicare una serie di caratteristiche di emanazioni di energie nocive alla salute. La geopatia può manifestarsi per mezzo di corsi d’acqua, dai nodi di Hartmann, dai nodi di Curry (spiegati al paragrafo successivo) e dalle faglie. Se il malessere può essere momentaneo in caso di breve soggiorno in un’area con queste caratteristiche, risulterà certamente nocivo il viverci o il dormirci per lunghi periodi di tempo. Se la geopatia si riferisce allo stato dei luoghi, allora la geobiologia è la disciplina che studia come ottimizzare le energie del luogo (ad esempio il millenario Feng Shui è uno dei metodi).

I corsi d’acqua sotterranei, a causa degli attriti tra le molecole dell’acqua che scorrono le une sulle altre, determinano una radiazione capace di investire anche i piani più alti di un grattacielo.

Nell’architettura religiosa, vedi la cattedrale di Chartres in Francia, alcuni edifici religiosi sono costruiti su fiumi sotterranei in quanto, essendo tale radiazione eccitante e stimolante se “assunta” nel breve periodo, i costruttori intendevano stimolare i fedeli che si recavano alle funzioni religiose a elevarsi verso il divino. In definitiva in una chiesa del genere non ci si può vivere.

Cattedrale di Chartes
L’interno della mistica
Cattedrale di Chartes, vicino Parigi

Abbiamo detto che oltre alle geopatologie dei corsi d’acqua ci sono i nodi di Hartmann, un campo di forze di origine terrestre a forma di rete, che avvolge la superficie del nostro pianeta e i punti di incontro delle maglie sono tali nodi. I nodi di Curry le cui emissioni sono altrettanto dannose, si dispongono invece in diagonale a quelli di Hartemann ed entrambi possono variare le proprie emissioni rispetto ad un elevato numero di variabili ambientali.

Poi ci sono le faglie, cioè profonde spaccature del terreno, che si verificano a causa dello scorrimento delle masse terrestri tra di loro. La linea di frattura, la faglia, a seconda dei minerali che ne costituiscono la composizione profonda, produce radiazioni abbastanza intense anche a livello di raggi Gamma o di raggi X.
Chiaramente anche la somma di geopatie in una stessa area risulta più dannosa a causa di un effetto sinergico.

LO STATO DELLE COSE

Se le radiazioni naturali emesse dalla Terra possono influire negativamente sulla salute degli esseri viventi, il loro effetto è ulteriormente amplificato dall’inquinamento elettromagnetico artificiale, risultato di un massiccio sviluppo tecnologico degli ultimi decenni.

Le radiazioni cosmiche (radiazioni solari ecc.), quelle telluriche (anomalie del sottosuolo, gas radon ecc.) ed i campi elettromagnetici artificiali, sono in grado di provocare un danno primario (danno biologico) a livello molecolare. Se lo stimolo radioattivo persiste nel tempo (esposizione cronica) il danno biologico può evolvere in danno sanitario (manifestazioni cliniche).

Per più della metà della nostra vita siamo esposti a radiazioni cosmiche e telluriche, come il noto gas radon ed i prodotti del suo decadimento radioattivo (polonio 210 e più raramente 218), il cesio, il cadmio e il palladio (in forma di isotopi radioattivi), il trizio e altri. L’esposizione continua e ripetuta dell’uomo a queste radiazioni provoca alterazioni a livello molecolare (danno biologico) che in taluni casi possono evolvere in danno sanitario. L’esatta consequenzialità ed i meccanismi con cui avvengono questi fenomeni sono ancora oggetto di studio. L’effetto delle radiazioni sull’organismo si evidenzia con una serie di quadri sintomatologici che attualmente è possibile verificare tramite apparecchiature medicali già in uso nella pratica clinica (holter cardiaco, teletermografia).

Alle problematiche già note delle radiazioni naturali e dalle più studiate radiazioni di origine artificiale, recentemente si è aggiunta quella legata all’uso sempre più intenso dei telefoni cellulari. Dalla letteratura si evince come le onde elettromagnetiche provenienti dai telefoni cellulari producano un danno biologico sull’uomo, ma rimane da determinare l’evoluzione in danno sanitario; tuttavia l’uso prolungato del telefono cellulare è spesso in associazione ad un aumento di sintomi come la cataratta o la cefalea e talvolta ad un aumento dell’incidenza di alcuni tipi di tumori del sistema nervoso (glioma).

Con il passare degli anni e con lo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate, è stato possibile pensare a sistemi di protezione a livello ambientale (ad esempio dispositivi da installare nelle abitazioni) o a livello individuale e, per i micidiali telefoni cellulari, esiste in commercio un dispositivo che, pare, riduca l’entità del danno.

Grazie a specifiche tecniche e apparecchiature è oggi possibile osservare se un paziente è soggetto all’esposizione di radiazioni e se risulta affetto da patologie riconducibili a tale irraggiamento.
Sebbene non siano ancora stati accertati danni sanitari dovuti a tali radiazioni, è stato però confermato di recente che alcune fonti di radiazione elettromagnetica (ad esempio i telefoni cellulari) provocano un danno biologico al DNA che, associato agli effetti prodotti dalle radiazioni naturali, può aumentare il rischio di una patologia. Anche nel caso dell’inquinamento elettromagnetico artificiale esistono sistemi di protezione che si dimostrano capaci di ridurre sensibilmente gli effetti nocivi del campo elettromagnetico sulla salute umana. Sono problematiche emergenti sulle quali non pretendo di portare contributi esaustivi; penso, tuttavia, che sia importante stimolare anche in ambito medico, un’attenzione che già architetti e ingegneri vi dedicano da tempo, addirittura da millenni.

Con il presente lavoro, attraverso riscontri bibliografici e l’apporto di esperienze, vengono descritti gli effetti di radiazioni naturali e dei campi elettromagnetici artificiali sulla salute umana.

Diverse indagini di letteratura segnalano una relazione tra la presenza di radiazioni naturali (gas radon, polonio, cesio) e incidenza di diverse patologie (tumori, malattie degenerative ecc.). In individui soggiornanti per lungo tempo in zone interessate da radiazioni naturali sono state inoltre evidenziate alterazioni dell’equilibrio psicofisico. Nell’ambito di strutture sanitarie l’impatto sulla salute può essere anche indiretto, in quanto dette radiazioni interferiscono con il corretto funzionamento degli apparecchi elettromedicali falsandone la risposta.

LE VIBRAZIONI
Nell’Universo tutto è energia e vibrazione ed anche la vostra vita in questo universo a quattro dimensioni è inevitabilmente un’espressione di energia.
La vostra coscienza genera in continuazione pensieri e i pensieri generano energia; così la vita dell’umanità può, per dare un punto fermo a questa discussione, essere vista come una sequenza di vibrazioni energetiche.

L’uomo, in quanto sistema funzionale costituito da spirito-mente-corpo, non può essere definito riduttivamente un insieme di cellule e reazioni biochimiche, ma è piuttosto un sistema comunicativo multidirezionale aperto e interattivo con vari livelli di manifestazione: aria, acqua, alimenti, radiazioni e campi elettromagnetici. L’uomo è dunque un apparato ricetrasmittente, posto tra micro e macrocosmo, in grado di dare e ricevere informazioni e il recepire tali informazioni porta l’organismo ad attuare modificazioni di se stesso, motivo per il quale si intuisce quanto l’ambiente possa incidere sulla sua salute e sul suo benessere.

Le sorgenti [2] che producono questi disturbi possono distinguersi in artificiali [3], individuali e naturali.

  1. artificiali: canalizzazioni di acque e gas, inquinamenti elettrici, alte e basse frequenze, qualsiasi materiale elettrico ed elettronico, microonde, inquinamento ed emanazioni chimico-fisiche;
  2. individuali: dovuti a cause endogene (fattori genetici) o a cause esogene (stress, incidenti, traumi, interventi chirurgici, malattie infettive, occlusioni dentali e posture o abitudini voluttuarie);
  3. naturali dell’ambiente: corsi d’acqua sotterranei, falde acquifere in movimento, paludi, pozzi artesiani, falde di petrolio, sacche di gas, cavità sotterranee e gallerie, alcuni minerali, gas radon e suoi decadimenti, modificazioni di campi magnetici terrestri e tutto ciò che comporta un incremento della radioattività naturale.


In questo servizio si discuterà esclusivamente degli effetti potenziali sulla salute e sulla malattia dell’uomo da parte di radiazioni telluriche (di seguito trattate in PARTE 1) e da campi elettromagnetici (di seguito trattate in PARTE 2).

Parte 1
DANNI ALLA SALUTE DA FONTI TELLURICHE

LE RADIAZIONI
Le radiazioni sono da distinguersi dai campi elettromagnetici; le radiazioni sono un mezzo attraverso il quale in natura avviene il “trasferimento” di energia da un punto all’altro dello spazio. Per “trasferimento” si intende una quantità di energia che viene perduta dalla sorgente nell’emissione della radiazione e che si sposta nel luogo dove si ha l’assorbimento della radiazione emessa. Il termine radiazione definisce un fenomeno fisico: il trasferimento di energia da una parte all’altra della materia. Si conoscono radiazioni non ionizzanti [4] e radiazioni ionizzanti [5].

Le Radiazioni non Ionizzanti
Vengono definite anche radiazioni luminose e sono radiazioni elettromagnetiche caratterizzate da bassa energia e scarso potere penetrante; esse si dividono in raggi infrarossi, visibili e ultravioletti.

Le Radiazioni Ionizzanti
La ionizzazione consiste nell’allontanamento di elettroni dall’orbita esterna degli atomi colpiti dalle radiazioni, con conseguente formazioni di ioni, cioè di particelle elettricamente cariche. Le radiazioni ionizzanti hanno origine naturale, cosmica e terrestre; si dividono, in base alla loro natura e alle loro proprietà in elettromagnetiche e corpuscolari. Le radiazioni ionizzanti (prossima Tab. 1) di origine naturale terrestre sono prodotte da elementi radioattivi presenti nell’aria, nell’acqua marina, negli organismi viventi e in alcuni minerali:

tabelle particelle emesse

Quando le radiazioni ionizzanti interagiscono con la materia biologica danno luogo ad una serie di effetti che si manifestano e si possono studiare a diversi livelli: fisico, chimico, cellulare, tessutale e d’organo. Dal danno primario a livello molecolare, attraverso processi di amplificazione si giunge, dopo un periodo di latenza, alla manifestazione del danno nelle sue molteplici espressioni patologiche. Quasi due terzi di tutte le radiazioni alle quali l’uomo è sottoposto nell’arco della sua vita hanno origine da quelle naturali (cosmo-telluriche). Il radon è una tra le radiazioni naturali pericolose che si presenta in forma di gas e per il quale in molti paesi, incluso la Comunità Europea, esistono già dei limiti raccomandati per ambienti lavorativi e residenziali (ad esempio, direttive CEE-106/89, CEE-143/90, 96/29/EURATOM, D.L.241/00 solo per riportarne alcuni).

Danni da decadimento dei minerali radioattivi
Le radiazioni naturali provengono quasi esclusivamente dal sottosuolo; tra le più conosciute sono quelle determinate da gas radon e polonio, tra quelle meno note le radiazioni generate da vena d’acqua sotterranea in movimento, da anomalie del sottosuolo (cavità sotterranee) da conducibilità elevata del sottosuolo e le radiazioni causate dagli isotopi di Cesio, Palladio e Cadmio.
Gli elementi radiattivi sono posizionati sulla Tavola Periodica dall’elemento con numero atomico 81, il Tallio, che viene subito dopo il mercurio. Clicca sull’immagine per ingrandire la Tavola degli elementi (nota 4):

Highslide JS

Da studi effettuati da K.E. Lotz [21] sulle correlazioni tra energie radianti ionizzanti e vene o corsi d’acqua sotterranei, è emerso che l’energia radiante naturale del sottosuolo è dovuta ad un irraggiamento di neutroni sulla superficie del terreno. Tale processo è caratterizzato da un’energia radiante termica non dovuta ad una perdita di calore del nucleo terrestre, bensì prodotta da un processo nucleare naturale di fissione degli atomi a livello della crosta terrestre; qui si formerebbero i raggi alfa, beta e gamma che verrebbero solo in parte assorbiti dalla terra stessa, mentre i neutroni (particelle neutre) raggiungerebbero la superficie del suolo. I neutroni hanno la capacità di penetrare la materia molto più facilmente delle particelle alfa, beta e gamma.

Sempre secondo Lotz [21], il neutrone si libera con un’energia di diversi milioni di elettronvolt (eV): parliamo quindi di un’energia che la particella possiede sotto forma di energia cinetica. Quando il neutrone che esce dalla terra collide con nuclei di gas, viene frenato fino al raggiungimento dell’energia cinetica di quegli atomi che è bassissima, cioè di 0,025 eV: dove sono finiti quei milioni di elettronvolt? Per il principio di conservazione dell’energia, questa deve essere da qualche parte ed ecco cosa accade: il neutrone trasforma la sua energia cinetica in energia termica e diviene un neutrone termico.

Anche se parliamo di milioni di elettronvolt, ci stiamo riferendo comunque ad energie subatomiche, quindi piccole, ma comunque, anche se debole, tale irraggiamento di neutroni fuoriesce dal terreno e cede la sua energia radiante al suolo terrestre ed essendo una caratteristica presente in tutto il pianeta, questo diviene un fenomeno costante dell’irraggiamento ambientale. Esso si esprime come energia radiante naturale del suolo e speciali strumenti di misurazione, come ad esempio il Geopotenziometro [6], sono in grado di misurare tale emissione.

Il gas radon [22] è un gas radioattivo che deriva dal decadimento dell’uranio e del torio presenti nel terreno ed in molti materiali da costruzione. Le sorgenti principali del gas radon sono il tufo, il granito, il cemento e la sabbia. Essendo un gas pesante, tende a fermarsi vicino al terreno e ad essere assorbito dalle costruzioni. Il gas radon si concentra ai piani più bassi delle abitazioni in funzione delle caratteristiche delle costruzioni stesse, quindi il suo assorbimento può dipendere dalla porosità dei materiali, dai passaggi tecnici, dai ricambi d’aria e altro ancora. L’inalazione del radon aumenta il rischio di degenerazione cellulare al polmone: in un ambiente in cui è presente in quantità doppia rispetto alla norma (evento assai frequente), tale rischio è paragonabile a quello che corre un medio fumatore; per un individuo già fumatore la probabilità viene decuplicata.

Negli USA, nei Paesi Scandinavi, in Inghilterra, in Francia e in Germania esistono da anni specifiche normative di sicurezza. L’Italia, invece, non avendone una propria si attiene ai limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Il gas radon è presente ovunque nella crosta terrestre e la sua quantità varia in base al tipo di terreno e alle sue anomalie (presenza o meno di faglie geologiche, vene d’acqua); esso raggiunge i piani vicini alla terra diminuendo gradualmente ai piani più alti (è un gas pesante). Il radon, essendo una radiazione instabile, decade ulteriormente trasformandosi in polonio 210 e più raramente in polonio 218 e, per ultimo, in piombo. Questi tre decadimenti, essendo in radiazione, possono raggiungere anche i piani molti alti sotto forma di energia. Il gas radon e lo stesso polonio sono energie del sottosuolo ritenute dall’OMS molto pericolose. Nella classifica del rischio degenerativo, sono al primo posto insieme al benzene e all’amianto.
Dopo il fumo di tabacco il radon, che può contaminare anche l’acqua, è uno tra i più preoccupanti cancerogeni conosciuti anche se occorre precisare che molti individui, seppur ne siano esposti ad elevati livelli, non necessariamente corrono il pericolo di sviluppare patologie tumorali, le quali si osservano più frequentemente a livello dell’apparato respiratorio.

Da alcune […] osservazioni è stata rilevata la presenza, a livello vibrazionale, di polonio e gas radon in molti individui residenti in Campania (area con forte presenza di gas radon a causa del tufo e della pozzolana del Vesuvio) [6], con deposito nei bronchi-polmoni, nella tiroide, nella gola e nelle prime vertebre cervicali, così come durante il monitoraggio ambientale effettuato in Basilicata sono state riscontrate alte concentrazioni di Cesio 137 e Polonio 210 [6]. È importante precisare che il polonio si presenta sotto forma di radiazione e non di gas e per questo motivo il pericolo è presente anche ai piani più alti di un edificio, portando, nel tempo, la persona irraggiata ad un’alterazione del suo stato di salute.

Danni da corsi d’acqua sotterranei
Le correnti d’acqua sotterranea hanno proprietà elettrochimica e provocano, strofinando con il terreno sottostante, correnti elettriche che vengono misurate in millivolt; il loro potenziale elettrico va ad influenzare l’irraggiamento dell’energia radiante naturale. Nelle vicinanze di un corso d acqua si è osservato un abbassamento dell’emissione di neutroni termici a favore di una concentrazione di raggi gamma in superficie lì dove esiste una corrispondenza con la presenza della vena d’acqua sotterranea. L’acqua ha un altro potere da non sottovalutare: essa è in grado di drenare tracce di radioattività del sottosuolo caricandone qualsiasi materiale (pietre, argilla, ghiaia) i quali divengono a loro volta radioattivi.

La patogenicità dell’irraggiamento viene accentuata in presenza di acqua inquinata da residui chimici o organici (pozzi di scarico, fogne). Le energie radianti ionizzanti delle vene d’acqua sotterranee sono causate da due tipi di fenomeni sovrapposti: lo sfregamento con il terreno delle molecole di acqua in movimento, tanto da risultare perfettamente rilevabile il percorso della falda sotterranea, e l’effetto condensatore dell’acqua che assorbe l’energia ionica della terra emettendo di conseguenza scariche di radiazioni “gamma-ionizzanti”. Tali fenomeni si rilevano e si evidenziano sulla superficie terrestre, specie in corrispondenza delle falde acquifere, con un potenziamento esponenziale laddove ci sono molteplici incroci sovrapposti di falde acquifere sotterranee in movimento, di radon, di faglie, di cavità del sottosuolo e di altre energie radianti telluriche.

Le faglie sono spaccature o lesioni del terreno, oppure corrispondono all’incontro tra terreni di diversa natura e con caratteristiche di conducibilità elettrica molto differente (differenza di potenziale elettrico importante), come per esempio l’incontro tra argilla (bassa resistività) e sabbia asciutta (alta resistività). In corrispondenza delle faglie sono presenti energie radianti ionizzanti. Sulla superficie del suolo ed in corrispondenza di una faglia sotterranea è presente un irraggiamento dell’aria da energie radianti di tipo raggi gamma il cui valore può essere ben cinque volte superiore rispetto al terreno adiacente. Tale irraggiamento sembra essere prodotto dal deposito di minerali radioattivi, seguito dal passaggio di acqua sotterranea sul fondo di faglie (faglie umide) e dalla risalita di gas radioattivi concentrati, permanenti nel sottosuolo.
L’irraggiamento è molto più intenso di notte ed è quindi fondamentale (specialmente per le aree residenziali) un controllo della presenza di faglie nel sottosuolo per diagnosticare se il luogo è valido per edificare o debba essere reso tale tramite l’utilizzo di meccanismi di barriera; le cavità nel terreno fanno da serbatoio di accumulo dei gas presenti in certe quantità nel sottosuolo le quali vengono rilasciati in dose concentrata, seppur lentamente, con incremento delle radiazioni sulla superficie terrestre. Queste energie che fuoriescono dalla Terra attraversano tutti i piani di ogni comune edificio per centinaia di metri nell’atmosfera e alcuni di questi, potendo perfino raggiungere la troposfera, la fascia aerea a diretto contatto con la superficie terrestre.

Quotidianamente soggiorniamo per lungo tempo in diversi ambienti, specialmente nella zona di riposo (area letto) ed è proprio in queste microaree che si produce il maggiore stress radioattivo. Ci sono particolari aree dove, contemporaneamente, si accumulano da una a sei energie radianti telluriche naturali sovrapposte (per ogni energia si intende la carica radiante causata da un fenomeno del sottosuolo, per esempio un’energia  data da radiazioni di gas radon, un’altra energia può essere rappresentata da faglia e così a seguire). Per questo motivo siamo sollecitati da un carico di stress biofisico importante.

Ci sono due fenomeni che cambiano in funzione meteorologica e stagionale. Infatti, durante le piogge si ha un aumento della presenza di acqua nel sottosuolo che provoca flussi di vene d’acqua sotterranee le quali possono anche non essere presenti durante il periodo estivo.

casa nella neve

Durante l’inverno, dove c’è innevamento, è stata rilevata una maggiore presenza di gas radon nelle case. La quantità di gas radon in inverno può anche raddoppiare rispetto al periodo estivo, quindi, si può dedurre che sia proprio la stessa neve ad impedire la fuoriuscita di gas radon dai luoghi chiusi, bloccandolo parzialmente all’interno delle case; tale problema si amplifica a causa della mancanza di aerazione naturale considerate le temperature esterne molto basse e la difficoltà nel riscaldare gli ambienti rapidamente dopo l’aerazione.

Mentre le radiazioni cosmiche sono filtrate dall’atmosfera e dalla stratosfera, non esiste un filtro naturale della radiazioni telluriche: esse hanno la caratteristica di penetrare senza impedimento attraverso qualsiasi materiale (rocce, calcestruzzo, legno, materiali sintetici) e possono essere rilevate sia in superficie sia al piano più elevato di un grattacielo; inoltre, l’intensità di queste energie subisce, circa l’intensità di potenza, solo piccole diminuzioni man mano che si passa dai piani più bassi a quelli più alti di un edificio. In presenza di tutti questi fattori energetici si produce una quantità di ioni positivi superiore alla norma che provoca uno squilibrio interno al nostro corpo.

Gli ioni sono atomi che hanno acquisito o perso un elettrone: gli atomi che hanno perso un elettrone vengono chiamati ioni positivi, mentre quelli che lo hanno acquisito sono ioni negativi. Gli ioni si formano dall’azione di fenomeni naturali come i raggi cosmici, i fulmini e le radiazioni della crosta terrestre sugli atomi dell’aria. Il rapporto di quattro ioni positivi e sei negativi crea un equilibrio, che è intaccato quando il rapporto cambia in favore eccessivo degli ioni positivi [23]. Quando respiriamo ioni positivi in eccesso, questi vengono messi in circolazione nel sangue facendo aumentare la produzione di istamina e serotonina [24]; l’incremento di questi neurotrasmettitori può determinare effetti diversi come emicrania, reazioni allergiche, irritabilità gonfiore, riniti, tosse bronchiale e spasmi intestinali, mentre quello dell’istamina può causare disturbi cardiaci, allergie, nausea ed insonnia.

Sembra dunque fondamentale che in un ambiente vi sia una percentuale pari al 60% di ioni negativi e al 40% di ioni positivi [23].

Parte 2
DANNI ALLA SALUTE CAUSATI DA CAMPI ELETTROMAGNETICI

Le onde elettromagnetiche causano disturbi biologici differenti in base alla frequenza che possiedono; l’unità di misura della frequenza è l’Hertz (Hz).

I disturbi che arrecano i campi elettromagnetici [9] possono provocare effetti acuti o cronici.

Gli effetti acuti sono determinati da campi di entità sufficientemente forte le cui conseguenze sono percepite dal corpo umano a tal punto da provocare modificazioni fisiche che sono immediate e oggettive e che i soggetti sottoposti a campi elettromagnetici verticali avvertono con precisione, come la vibrazione dei capelli ed un senso di fastidio e formicolio cutaneo soprattutto a livello degli arti superiori. Gli effetti cronici, invece, possono essere determinati da campi di piccola entità le cui conseguenze non sono valutabili mediante le conoscenze e gli strumenti attualmente disponibili. Non è ancora possibile una chiara comprensione dei meccanismi di interazione dei campi con i sistemi biologici, sia per la complessità intrinseca di questi ultimi sia per la difficoltà di standardizzare un metodo di ricerca, ma le indagini finora condotte hanno valutato eventuali associazioni tra questi campi ed alcune patologie (sistema riproduttivo, gravidanza, reazioni comportamentali e neurologiche, neoplasie maligne). Le correnti indotte da campi elettrici nei tessuti umani o le vibrazioni molecolari trasformano l’energia in calore; le azioni biologiche sono dovute prevalentemente ad alterazioni chimiche delle molecole. Il calore, qualora generato da sufficiente energia, potrebbe causare un danno biologico permanente.

Rapporti tra campi elettromagnetici e salute umana
Da alcuni studi effettuati sulle basse frequenze, emerge una correlazione statisticamente significativa fra esposizione ai campi elettromagnetici ed insorgenza di neoplasie maligne, in particolare leucemie e tumori cerebrali [25,26].
Per i campi ad alta frequenza, non esiste, tuttora, una raccolta sistematica di indagini epidemiologiche.
I primi studi in tal senso furono condotti da Wertherimer e Leeper nel 1979 [25]: essi segnalavano un’associazione tra la leucemia infantile [26,27,28] e certe caratteristiche dei circuiti che collegavano le case dei soggetti alle linee di distribuzione dell’elettricità. Successivamente, nel 1986, Tomenius [29] descrisse alcuni casi di degenerazione cellulare relazionati al campo magnetico significativamente più alto presso le case vicine alle linee elettriche. Un ulteriore conferma ci giunge da Savitz e altri [30] che nel 1988 riscontrarono un incremento del rischio per tutti i casi di degenerazione cellulare in relazione alla residenza in case con livelli di induzione magnetica superiori a 0,2 µT (microtesla).
In base alla correlazione tra il danno recato e la salute dell’uomo sono state create delle classi in cui includere i differenti agenti degenerativi (Classificazione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro IARC):

Classe 1
vi sono elementi solidi e coerenti per ritenere che l’agente sia degenerativo- Classe 2
vi sono elementi scarsi e/o contraddittori- Classe 2-A
le evidenze inducono a ritenere che l’agente sia degenerativo, anche se non si può escludere che non lo sia- Classe 2-B
le evidenze inducono a ritenere che l’agente non sia degenerativo, anche se non si può escludere che lo sia- Classe 3
non vi sono elementi che inducano a ritenere che l’agente sia degenerativo (non si può escludere che non lo sia)- Classe 4
vi sono elementi solidi e coerenti per ritenere che l’agente non sia degenerativo.

Il National Institute of Environmental Healt Sciences (NIEHS) ha definito che i campi ELF (Extremly Low Frequencies) ossia con frequenze inferiori a 300 Hz, devono essere considerati come “forse degenerativi per l’uomo” (Classe 2B), mentre le radiazioni naturali appartengono alla classe più pericolosa (Classe 1).
Con la definizione di “forse degenerativo per l’uomo” si intende quanto sia elevato il rischio degenerativo e non, invece, quanto l’agente sia degenerativo: in questo caso significa che esiste una limitata evidenza che l’esposizione a campi ELF possa provocare degenerazione cellulare. L’OMS promuove costantemente progetti internazionali sui campi elettromagnetici e salute umana che hanno come obiettivo quello di raccogliere e valutare i dati scientifici e di produrre valutazioni sanitarie sugli effetti cancerogeni dei campi sia ad alta che a bassa frequenza [31].

Il meccanismo patogenetico delle lesioni da corrente elettrica o alternata (a bassa frequenza) è proporzionale all’entità dei fenomeni elettrochimici, termici e alla stimolazione della muscolatura (contrazione dei muscoli respiratori e masticatori) e cardiaca (alterazioni del ritmo). Quando l’organismo è esposto ad una corrente elettrica diretta o indiretta, gli effetti lesivi dipendono dall’intensità e dalla durata dell’esposizione e dalla conduttività o resistenza dei tessuti esposti. La bassa frequenza [7] causa migrazione di ioni e fenomeni di polarizzazione delle membrane (si intende il senso di rotazione che una membrana cellulare presenta e di cui abbiamo parlato all’inizio del servizio e che spiegano le modificazioni di solubilità delle proteine cellulari come pure le extrasistoli e la fibrillazione a carico del cuore: è, in conclusione, la causa di lesioni che producono contrazioni muscolari e fenomeni spastici).

Le cause di malattie possono essere ricondotte alle frequenze con cui abbiamo a che fare; avremo quindi [8]:

  • ELF (Extremly Low Frequencies) [8], cioè i 50-60 Hz della nostra rete elettrica casalinga; alcune indagini epidemiologiche su bambini residenti in abitazioni vicine ad installazioni elettriche hanno evidenziato un possibile aumento del rischio di leucemie [14,15,16,17] e di tumori cerebrali, con esposizioni a livello di induzione magnetica di 0.2-0.4 µT (microtesla). Pur se ancora non è stata dimostrata un’azione diretta dei campi ELF sul materiale genetico cellulare, tuttavia si è portati a pensare che l’eventuale effetto cancerogeno [18,19,20] dipenda non da un’azione diretta, ma dalla promozione o co-promozione dell’evento cancerogeno. In assenza di danni genetici, un’esposizione può comunque favorire l’insorgenza di una neoplasia mediante meccanismi che promuovono la proliferazione cellulare;
  • da 25 a 30 megahertz (MHz) (radiofrequenze CB, taxi): penetrano in tutti i tessuti, nelle ossa e in particolare nel cervello, nel midollo spinale e nel cristallino dell’occhio;
  • da 88 a 108 MHz (radiodiffusioni FM): penetrano fino a 4 cm di profondità nel cervello, nel midollo spinale e nel cristallino;
  • da 175 a 216 MHz (banda televisiva UHF): interessano soprattutto i bambini in crescita;
  • da 614 a 854MHz (banda V-UHF televisiva e da 900 a 1800 MHz telefonia mobile): penetrano nel cervello fino a 2 cm ed hanno una profondità energetica dieci volte superiore a quella delle onde FM;
  • da 2.450 MHz a 2.5 GHz (radar, satelliti, forni a microonde): penetrano nel cervello da 0.5 a 1 cm e sono dannose per l’occhio, il sangue e i microrganismi;
  • da 10 a 100 GHz (radar militari e forni industriali): penetrano nel cervello per alcuni millimetri e producono alterazioni ematiche e sui microrganismi.

Con i campi elettrici in bassa frequenza (si considera tale quella che varia tra i 10 e i 100.000 Hertz) c’è comunque da essere meno preoccupati in quanto l’energia trasferita è di piccola entità per cui il calore provocato può essere facilmente controllato dai normali meccanismi di termoregolazione dell’organismo. Per frequenze ad alta energia le principali modificazioni biologiche avvengono a livello del nucleo e della membrana cellulare con conseguenti alterazioni nel sistema immunitario, endocrino [10], riproduttivo, nervoso e nella produzione di melatonina [11], nonché nella sfera comportamentale [12,13] e sembrano essere anche coinvolte nella promozione della cancerogenesi. Questi sono alcuni precisi effetti biologici che i campi elettrici e magnetici producono [9] (seguente Tab. 2):

Tab. 2 Effetti dei campi elettrici e magnetici (nota 5)

Molti di questi sono di piccola entità, difficili da registrare in particolare nell’esposizione di breve durata. La conoscenza dei meccanismi biologici è ancora incompleta e deve essere approfondita. I metodi di valutazione per il rischio della salute sono rappresentati da ricerche su cellule (studi in vitro), sugli animali, sull’uomo e da indagini epidemiologiche.

EFFETTI SULLA CELLULA

All’inizio del servizio abbiamo visto la questione della polarità magnetica di una cellula sana e di una malata: ci si deve ricordare che tutti gli agenti patogeni sono elettricamente negativi e che sono respinti se la cellula è sana e attratti se la cellula è malata.

Nei soggetti malati è evidente uno stato di sofferenza generale dell’organismo; la magnetizzazione cellulare è un disturbo continuo (nell’80% dei casi dovuto a radiazione naturale che colpisce il posto letto) procurando una disorganizzazione alle cellule al punto di creare loro grande difficoltà ad effettuare il ricambio biochimico. Si riscontra, più frequentemente, una riduzione dell’attività catabolica (fase dell’uso di sostanze energetiche), mentre le alterazioni dell’attività anabolica (fase della produzione di sostanze energetiche) sono meno frequenti. Le alterazioni di queste due attività si manifestano con una serie di sintomi.

Per quanto riguarda l’attività anabolica i disturbi sono rappresentati da nervosismo, sudorazione notturna, disturbi del sonno, calore interno, gola secca, parlata veloce, indole paurosa, predisposizione allo stress e cefalea. I sintomi della ridotta attività catabolica sono costituiti da stanchezza, predisposizione alla letargia (ipersonnia), mancanza di concentrazione ed iniziativa, movimento e parlato lenti, paure, rassegnazione, meteorismo, forte desiderio dei dolci, consistente modificazione delle feci, sensazione frequente di freddo, ipotermia degli arti, ritenzione idrica, dolore alla schiena, rifiuto di bevande e cibi freddi, frigidità o impotenza, disturbi mestruali. Vi è poi un’influenza sui bioritmi (andamento periodico di determinate attività biologiche di tipo biochimico, comportamentale e fisiologico, che si presentano in relazione a naturali periodi temporali).

Il problema maggiore si ha durante le ore notturne in quanto il pH acido determina uno stato di acidosi di tutto l’organismo che a sua volta impedisce la giusta eliminazione delle tossine che in questo caso passano all’interno della cellula, intossicandola notevolmente.

Sono state sviluppate una serie di tavole delle sintomatologie prodotte dall’irradiazione sull’organismo umano; ad esempio, se la persona presenta irradiazione del cranio, in riferimento alla sua potenza e al tempo di esposizione le sintomatologie [32,33] possono essere le più varie:

sonno agitato, incubi, cefalea, insonnia, alterazioni del sistema nervoso centrale (SNC), stanchezza al risveglio, astenia, parestesia degli arti superiori, dolori ai muscoli ed allo scheletro (senza una causa reumatologica evidente), disturbi della vista e dell’udito, morti bianche in culla di neonati nati da madri con grave irradiazione dell’utero, herpes labiale, possibile insorgenza dei tumori.

Se l’effetto radiante colpisce il torace e l’addome vi sono sintomatologie in parte diverse alle precedenti (cardiopatie ed alterazione dell’albero respiratorio, cisti e noduli al le mammelle, dermatiti [34,35], dermatosi ed altre ancora), in parte uguali (insonnia, sonno agitato, morti bianche in culla di neonati nati da madri con grave irradiazione dell’utero, stanchezza al risveglio, alterazione del SNC e del sistema nervoso periferico (SNP), dolori muscolo-scheletrici, possibile insorgenza di tumori).

Se la radiazione colpisce la zona intestinale-pelvica, anche in questo caso vi è una sintomatologia in distretti diversi dalle precedenti (alterazioni dell’apparato gastro-intestinale, diabete, alterazioni e patologie della circolazione arteriosa e venosa, alterazioni e patologie dell’apparato genito-urinario [36], impotenza, incontinenza, disturbi mestruali, alterazioni e patologie del metabolismo lipidico-glucidico-protidico, anoressia, dimagrimento, herpes genitale) ed in parte uguale (insonnia, sonno agitato, stanchezza al risveglio, possibile insorgenza dei tumori).

In ultima analisi, se la radiazione colpisce gli arti inferiori, anche in questo caso vi è una sintomatologia in parte differente dalla precedente (parestesie e fascicolazioni degli arti inferiori, crampi ed edemi degli arti inferiori, flebiti, petecchie emorragiche) ed in parte simile (insonnia, agitazione, stanchezza al risveglio e durante l’intera giornata, dolori muscolo-scheletrici).

È stata osservata una relazione tra la replicazione di alcuni virus in presenza di alterazioni da radioattività e l’uomo; per esempio, il virus di Epstein-Bar [37] (coinvolto nella mononucleosi, tumori della pelle e alcuni linfomi) si moltiplica rapidamente sotto l’effetto del campo elettromagnetico. Le radiazioni naturali, inoltre, interferiscono sia sui macchinari elettromedicali sia sui test anche di tipo biofisico, per cui è fondamentale per prima cosa valutare il luogo dove si posiziona il paziente in quanto la strumentazione potrebbe dare modificazioni nei risultati. Queste prove hanno confermato come la posizione di un paziente in corrispondenza di una zona sottoposta a radiazione naturale, influisca notevolmente sui dati monitorati dagli apparecchi medicali, con la conseguente possibilità di avere una diagnosi non corretta.

È d’obbligo una considerazione: se una persona presenta uno stress da radiazione del tipo di vena d’acqua sotterranea in movimento (ad esempio a livello del torace) e decide di spostarsi in una nuova zona, l’effetto radiante scomparirà mediamente in circa 40 giorni, ovviamente solo se la nuova postazione sarà completamente in zona neutra; ma se questa non è libera da radiazione naturale, allora la persona manterrà un imprinting della precedente a cui si sommerà quella nuova.

Il fenomeno di stress tellurico proveniente dal sottosuolo è fondamentalmente composto da due elementi, uno di radiazione ionizzante e l’altro di elettromagnetismo terrestre. L’effetto più nocivo è la radiazione ionizzante (raggi gamma) che è difficilmente schermabile se non tramite grosse lastre di piombo e altre apposite schermature [38,39]. Ulrike Banis ipotizzava che l’effetto cancerogeno delle radiazioni telluriche si manifestava con alterazioni delle funzioni enzimatiche [40] e dei meccanismi di comunicazione e riparazione cellulari [41,42,43] che ne impediscono l’adeguata eliminazione.

Decisiva per l’azione patogena delle radiazioni è la lunga permanenza in condizioni di immobilità in una zona irradiata, come succede, per esempio, durante il sonno. Fino a qualche anno fa non esistevano sistemi di protezione da radiazioni naturali oppure i metodi schermanti risultavano inefficaci. Sempre Banis metteva in relazione alcuni sintomi con il sospetto di uno stress da radiazione, come i disturbi del sonno con una sensazione di spossatezza al mattino, atteggiamento depressivo, sintomi da sindrome da stanchezza cronica, resistenza alle terapie e cronicità della malattia.
Un’alta percentuale di pazienti si è abituata così tanto ad una postazione dannosa del letto che a livello soggettivo non nota nessun cambiamento (35-40%).

Secondo Presman [44] gli effetti di un disturbo sugli esseri viventi non dipendono tanto dalla quantità di energia che ricevono, quanto dalla quantità di informazioni che vengono introdotte nel sistema organico. Infatti, se si sommano i vari tipi di energie radianti terrestri, esse sono in grado di alterare l’omogeneità del campo magnetico della terra: ad esempio, le correnti d’acqua sotterranee provocano attrito ed elettricità misurabile; le faglie geologiche, a causa della disomogeneità degli strati terrestri, producono fenomeni di energie radianti concentrate e di emissione amplificata di raggi gamma e neutroni (specie di notte); i giacimenti nel sottosuolo (carbone, petrolio, gas, minerali, sali) potenziano e deformano il campo radiante terrestre. Disturbi che si accusano a causa di tali energie radianti telluriche e che hanno una forte tendenza alla cronicizzazione possono essere:

insonnia, astenia, cefalea, dolori articolari, mal di schiena, dolori. Schimmel [45], ha individuato dei parametri biologici nelle zone irradiate tra i quali: pallore, spossatezza, con espressione depressiva, occhi con alone, opachi, o anche espressione aggressiva superattiva con sclere talvolta rosse come in un iperteso.

Altre condizioni generali sono: spossatezza, stanchezza, capelli radi senza lucentezza. Alcuni sintomi quali il sonno cattivo o molto profondo con spossatezza alla mattina si verificano quando il luogo del riposo è disturbato geologicamente; si avvertono sensazioni costanti di freddo anche in una camera o in un letto caldi, diminuzione delle difese immunitarie con infezioni recidivanti delle vie respiratorie.

Inoltre si può avere:
– aumento della frequenza cardiaca;
– modificazione nell’emissione corporea di raggi infrarossi;
– variazione nei diversi organi dei valori elettrici;
– aumento della resistività cutanea;
– alterazione dei neurotrasmettitori a livello delle sinapsi cerebrali.

Queste alterazioni, anche se minime, possono influenzare in un primo momento l’ipofisi [46] e successivamente la ghiandola pineale [47,48] che porta ad una scorretta produzione di melatonina e conseguente alterazione del ritmo sonno-veglia (nel nostro libro Life si parla dei problemi causati dalle radiazioni sulla Ghiandola). Si riscontra soprattutto un’insonnia iniziale con stanchezza al risveglio mattutino. A questo si aggiungono delle fasi di contrattura neuro-muscolare con tensione della struttura cervicale e dei muscoli masticatori con la conseguente rigidità cervico-maxillo facciale accompagnata da bruxismo con dolori cervicali, scorrette posture ed intorpidimento degli arti superiori. Non sono da sottovalutare poi eventuali aritmie cardiache con fibrillazione e modificazione dei valori pressori, nonché diminuzione del movimento peristaltico intestinale con aumento dei fenomeni putrefattivi.

I telefoni cellulari e le implicazioni sanitarie sull’uomo
pericolo uso cellulare
“Telefoni senza fili, cellulari e cordless, ancora sotto accusa per il rischio di tumori al cervello”: l’allarme arriva da ricercatori di diversi Paesi ed è contenuto nel Rapporto “Telefonia senza fili e tumori cerebrali: 15 motivi di inquietudine”, pubblicato da EM Radiation Research e disponibile online (www.radiationresearch.org). Secondo lo studio, l’uso di questi apparecchi è pericoloso soprattutto per i bambini che rischiano più degli adulti di ammalarsi di tumore al cervello. Ma ci sono anche pericoli di un aumento di tumori oculari, alle ghiandole salivari, di linfomi e leucemie. “Le ricerche, fino ad oggi finanziate dai produttori di telefonini, sottostimano i rischi” secondo le accuse degli autori del Rapporto inviato ai capi di Governo e ai media. Il Rapporto indica nel dettaglio i “vizi” di impostazione dello studio internazionale Interphone lanciato nel 1999, realizzato in 13 Paesi e finanziato dalle aziende di telefonia. Secondo gli autori, la ricerca Interphone, voluta proprio per valutare i rischi di tumore cerebrale, sottostima il problema. I suoi “errori” rappresentano la maggioranza dei motivi d’allarme che danno il titolo allo studio e che si aggiungono ai dati sui rischi di tumore, sulla maggiore vulnerabilità dei bambini e sulla scarsa trasparenza degli studi. Nel Rapporto i ricercatori propongono anche alcune raccomandazioni generali per ridurre i rischi delle radiazioni:

  • preservare alcuni luoghi pubblici (scuole, asili, parchi gioco eccetera) da ogni tipo di radiazione
  • organizzare campagne di comunicazione e di prevenzione destinate agli adolescenti e ai bambini
  • informare meglio il pubblico sui rischi dei dispositivi senza filo.
(fonte:adnkronos.com)

Un gruppo di persone di Santa Fe (New Messico -USA) ha chiesto di togliere i dispositivi WiFi dalle strutture pubbliche; si definiscono “elettro-sensitivi” e dichiarano di sentirsi male in prossimità di reti wireless ed anche a causa dei segnali dei cellulari.

Questo gruppo ha dichiarato che il WiFi nei luoghi pubblici (biblioteche, scuole) è da considerarsi una violazione dei diritti dei disabili (Americans with Disabilities Act) ed un avvocato sta studiando per verificare se il fatto possa essere considerato discriminazione.

L’argomento è stato trattato anche nella trasmissione Report a questo link dove fino a settembre 2009 era visibile il servizio WI-FI: SEGNALE D’ALLARME, mentre ora è stato eliminato:

http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E1078399,00.html

Ma niente di male, il video ve lo faccio vedere qui (meno male che c’è YouTube; un grazie all’utente molpurgo):

Wi-Fi: Segnale di allarme
da Rai 3 – Report 2008
REPORT RAI 3 - parte 1

REPORT RAI 3 - parte 2

REPORT RAI 3 - parte 3

Per quanto riguarda le radiazioni emesse dai telefoni cellulari, gli effetti biologici evidenziati sono di diversa natura; si distinguono infatti effetti termici (derivati da produzione di calore) ed effetti atermici (derivati da danni alle strutture cellulari). Gli effetti termici sono causati dalle onde ad alta frequenza emesse dai telefonini: esse producono vibrazione delle componenti liquide del nostro corpo (come acqua e sangue) e provocano un aumento della temperatura corporea. Il campo elettromagnetico causa il riscaldamento del corpo per mezzo della trasformazione in calore dell’energia radiante mediante tre principi fisici: induzione di correnti ad alta frequenza nei tessuti, modifica dell’orientamento dei dipoli molecolari e rotazione delle molecole.
L’energia radiante si trasforma in energia cinetica che si misura come innalzamento della temperatura; tale aumento di temperatura può indurre effetti di varia natura e costituire un fattore di rischio per la salute. I danni biologici dipendono da quanta energia ad alta frequenza viene assorbita; al di sopra di 100 kHz sono documentate molteplici azioni termiche: alterazioni della permeabilità di membrana e modificazione dell’omeostasi e della diffusione del calcio a livello cellulare, alterazioni della funzione ghiandolare, del sistema emopoietico, immunitario [51] e nervoso [52] ed alterazione dei riflessi comportamentali [53].

Alla base degli effetti sanitari c’è un’alterazione del trasporto del calcio che, essendo un modulatore dell’attività cerebrale, altera i meccanismi di trasduzione del segnale intracellulare. A densità di potenza maggiore (10 mW/cmq, cioè milliWatt su centimetro quadrato) si trovano alterazioni della crescita cellulare, malformazioni embrionali [54], offuscamento del cristallino ed ustioni interne fino all’arresto cardiaco. Per densità di potenza maggiore ai 50 mW/cmq (come ne gli incidenti per esposizione ai radar [55]) sono stati descritti mal di testa, stanchezza, letargia, paura, capogiri, nausea e vomito, aumento spontaneo della coagulazione e della probabilità di infarto.
Un’analisi delle modalità di esposizione ha mostrato che, nel caso dei telefoni cellulari, viene assorbita dalla testa una frazione stimabile tra il 30% ed il 50% dell energia irradiata. È elevato il rischio che le onde interferiscano con occhi (opacizzazione del cristallino), orecchie, cervello e gonadi (con riduzione della fertilità generando un incremento di temperatura e danni correlati come cali della memoria, glaucoma ed altri ancora.
Il surriscaldamento della zona cranica durante una telefonata, localizzato tipicamente nell’area della testa a contatto con il telefono cellulare, può essere verificato attraverso l’utilizzo di una termocamera a raggi infrarossi.

termografia
fonte immagine (nota 6)

Gli effetti atermici derivano dalla componente non termica del campo magnetico e comprendono:

  • alterazioni a livello molecolare
  • alterazioni dell’equilibrio elettrochimico della membrana cellulare
  • alterazione dei meccanismi di riparazione molecolare del DNA (quest’ultimo effetto comprovante del ruolo delle radiazioni elettromagnetiche nell’origine dei processi di cancerogenesi).

La sintomatologia osservata è piuttosto aspecifica e comprende mal di testa, astenia, irritabilità e stimolazione oculare (elettrofosfeni), nelle esposizioni a microonde, mentre malformazioni negli embrioni di pollo [54] si sono evidenziate per esposizione a 1.5 GHz e da 0.1 a 3 mW/cmq.
Inoltre è stata dimostrata un’anormale intensa reazione (una vera e propria allergia) durante l’esposizione a campi elettrici e magnetici di debole intensità.

Numerosi ricercatori si sono adoperati per cercare di comprendere l’influenza di questi campi elettromagnetici sulla salute umana. Adey [56] ha osservato che i campi elettromagnetici ad alta frequenza provocano interazioni con il sistema immunitario (in particolar modo con i linfociti T) [51,55], con l’attività enzimatica dell’ornitinadecarbossilasi (un enzima che quando è attivo si associa all insorgenza dei tumori), con lo sviluppo del feto durante la gestazione, con i recettori e le proteine di membrana, con la crescita cellulare e la sua regolazione, con la ghiandola pineale e con le cellule cerebrali favorendo l’insorgenza del morbo di Parkinson e di altre patologie neurodegenerative [57, 58]. Khurana sosteneva che l’uso del cellulare per almeno 10 anni può raddoppiare il rischio di cancro, evenienza quest’ultima scatenata dall’interazione di diverse cause, tra cui le mutazioni cellulari. A tal riguardo il gruppo tedesco Verum ha verificato l’effetto delle onde su animali e uomini dopo l’esposizione a campi elettromagnetici e le cellule umane hanno mostrato un aumento significativo dei danni al DNA che non sempre la cellula è in grado di riparare e che si trasmettono alle generazioni successive di cellule.

Da studi effettuati in Svezia e nei Paesi Bassi è emerso come le onde prodotte dai telefonini siano responsabili di un aumento del neuroma acustico, un tumore cerebrale benigno, riscontrato nei soggetti che utilizzano abitualmente un telefono cellulare (utilizzare abitualmente un telefonino significa utilizzare un cellulare o un cordless per circa un ora al giorno). È stata evidenziata anche una riduzione delle funzioni cognitive soprattutto nei bambini che risultano più vulnerabili dal momento che hanno le ossa craniche meno spesse ed il cervello ancora in formazione.

Appare abbastanza evidente come il danno sia in relazione con il tempo in cui si utilizza il telefono: infatti, in chi lo utilizza da più di 10 anni le possibilità di contrarre il glioma (tumore maligno che colpisce soprattutto il tessuto nervoso del cervello) sono aumentate del 20% e quelle di manifestare un neurinoma acustico del 30%. Ulteriori studi sono stati effettuati per indagare la relazione che esiste tra esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza ed insorgenza della leucemia acuta infantile. È emerso che i bambini esposti a tali onde si ammalano tre volte di più rispetto ai soggetti non esposti. Juan Manuel Mejia-Arangure ha valutato la relazione tra esposizione di bambini affetti dalla sindrome di Down e per questo più predisposti all’insorgenza della leucemia e le onde elettromagnetiche. Nelle sue osservazioni sono stati messi a confronto bambini già malati con un gruppo di riferimento di bambini non malati. Sono stati considerati diversi fattori, tra i quali le caratteristiche alla nascita, lo stato sociale di appartenenza, la storia clinica della famiglia e per quasi tutti non è stata rilevata una particolare influenza. Differenti risultati sono stati ottenuti, invece, durante la valutazione dei campi magnetici nel luogo di residenza. I bambini esposti ad un’intensità di 0,6 µT (microtesla) mostrano una comparsa della malattia quattro volte superiore rispetto al campione di riferimento. Da un successivo studio tedesco è emerso come la sopravvivenza dei malati sia legata all’esposizione stessa: l’aggravamento si accelera e la mortalità si triplica.

Alcuni studiosi si sono preoccupati di capire gli effetti dell’esposizione acuta (due ore) ad una radiazione elettromagnetica. Con irraggiamenti a radiofrequenza (2.450 MHz) su cellule cerebrali di topo è stato trovato un valore statisticamente significativo (99%) di rotture delle connessioni interne del DNA. Questo tipo di rottura del DNA può portare alla distruzione delle funzioni cellulari, alla generazione di cellule cancerogene ed alla morte delle cellule stesse: l’accumulo dei danni del DNA nelle cellule del sistema nervoso centrale può essere causa di un invecchiamento precoce dell’individuo e di disordini neurovegetativi come, tra gli altri, il morbo di Alzheimer [57,58] e quello di Parkinson.

L’indagine Reflex (QUI) eseguita in Germania ha valutato il possibile impatto dannoso delle emissioni dei cellulari sul Dna umano mediante uno studio basato su uno screening della durata di quattro anni, che prendeva in considerazione le reazioni cellulari umane ed animali rispetto ad alcuni tipi di radiazioni prodotte in laboratorio. In particolare le cellule esposte a campi elettromagnetici evidenziavano un aumento della frammentazione dei filamenti di Dna, che solo in poche occasioni venivano adeguatamente riparate. È stato osservato, inoltre, che il danno rimaneva nelle generazioni cellulari successive conferendo alle stesse una potenzialità cancerogena.
Donnellan et al. [59] hanno dimostrato effetti clear-cut (def: lampanti) nella cellula RBL-2H3 per l’esposizione a campi elettromagnetici a 835 MHz: la velocità di sintesi del Dna e di replicazione della cellula aumentava, la distribuzione dell’actina e la morfologia della cellula si alterava e la quantità di ßexosaminidasi rilasciata in risposta ad un trasportatore ionico di calcio aumentava significativamente, in confronto a culture non esposte. La quantità di Ras nelle frazioni di membrana delle cellule esposte aumentava, i mutamenti morfologici persistevano nelle subculture successive per almeno sette giorni in assenza di ulteriori esposizioni. La radiazione ionizzante può danneggiare direttamente il Dna, ma anche indirettamente formando radicali liberi idrossilici che possono interagire con il Dna stesso. La radiazione non ionizzante, invece, non è in grado di danneggiare direttamente il Dna, ma secondo recenti ipotesi è stata osservata una possibile attività indiretta.

I normali processi metabolici producono sostanze ossidanti che possono essere neutralizzate da agenti antiossidanti. Lo stress ossidativo si verifica solo quando esiste uno squilibrio (dovuto all’alimentazione impropria oppure per l’esposizione alla contaminazione ambientale) con eccesso di sostanze ossidanti. È stato ipotizzato che l’interazione tra tessuto e radiazioni non ionizzanti può provocare tale squilibrio (crescita di radicali liberi e crollo degli antiossidanti). È importante ricordare che un aumento delle sostanze ossidanti può avere un ruolo nell’avviare, promuovere e far progredire il cancro. L’aggiunta di una minima quantità di energia dovuta all’applicazione di un campo magnetico ELF o RF (radio frequenza) può bastare a rompere gli equilibri ossidanti/antiossidanti, in favore dei primi [4]. Omura e Losco [60] hanno sottoposto normali soggetti umani ad una esposizione di tre minuti a campi elettromagnetici generati da alcuni telefoni cellulari (824,030-848,098 MHz) posti a 5-10 cm dalla testa.

Ciò ha indotto varie anormalità nella zona in cui entrava il campo ed anche in quella di uscita (dove la anormalità fu trovata con la stessa forma dell’area di ingresso, ma l’effetto si mantenne per un tempo più breve): gli effetti usualmente si mantenevano circa per due o tre volte il tempo di esposizione sull’area esposta e da 1.6 a 2 volte sulla parte opposta. Subito dopo la cessazione dell’esposizione apparivano i seguenti effetti espressi con riferimento al tempo di esposizione del campo elettromagnetico:

  • diminuzione dell’acetilcolina (circa due o tre volte)
  • comparsa di disturbi circolatori con la presenza di trombossano B2 (circa due volte)
  • breve comparsa dell’oncogeno C-fos Ab2 (per un tempo leggermente più corto del tempo di esposizione)
  • brevissima comparsa dell’integrina alfa5betal (circa un sesto del tempo di esposizione).

Altri autori hanno effettuato questi esperimenti anche con esposizione a calcolatori, schermi televisivi a colori e forni a microonde con risultati più o meno analoghi, giungendo alla conclusione che prolungate e ripetute esposizioni a campi EM da TV (a circa 16 kHz), forni a microonde (2.45 GHz) o ad altre frequenze simili o superiori senza nessuna protezione dal campo elettromagnetico possono contribuire al possibile sviluppo di cellule cancerogene. Il consumo di cibo cotto a microonde e l’esposizione del corpo umano alle stesse per un lungo periodo di tempo può influenzare lo stato nutrizionale dell’individuo e può contribuire allìinduzione del cancro così come di alcune malattie degenerative, come il morbo di Alzheimer [57,58]. Sono stati effettuati studi in alcune zone in cui era operativo un radar che emetteva frequenze di 154-162 MHz.

Le funzioni motorie, la memoria e l’attenzione differivano significativamente in esperimenti condotti tra alcuni residenti nell’area, tra gli esposti e gruppi di controllo: bambini che vivevano di fronte al radar mostravano un’attenzione ed una memoria meno sviluppata, il loro tempo di reazione era più lento e la resistenza del loro apparato neuromuscolare era minore. Su alcune donne in stato di gravidanza che avevano adoperato apparati a microonde nei sei mesi precedenti all’inizio dello stato gravidico e fino a tre mesi dopo, è stata osservata una maggiore probabilità di aborto.

Un gruppo di studiosi del Cairo (Egitto) ha invece valutato la reazione dei feti e dei neonati dopo l’esposizione della madre ai telefonini portabili. Sono stati presi in considerazione il ritmo cardiaco dei feti e dei neonati, la produttività cardiaca dopo esposizione acuta (dieci minuti) della madre ai campi elettromagnetici EMF emessi dai telefonini portabili nel momento della composizione del numero durante la gravidanza e dopo il parto. Dai risultati è emerso un aumento statisticamente significativo del ritmo cardiaco dei feti e dei neonati ed un calo statisticamente significativo della quantità di sangue spostato ad ogni battito cardiaco e della produttività cardiaca. In uno studio effettuato da Sznigielski [61] sono stati esaminati per un periodo di quindici anni un gruppo di militari polacchi, di cui alcuni esposti a radiofrequenze e microonde. Si è osservato un tasso di insorgenza tumorale per il personale esposto di tutte le fasce di età molto maggiore rispetto ai non esposti (119/1.000.000abitanti contro 56/1.000.000abitanti). Dolk et al. [18] hanno studiato per un arco di tempo di circa 10 anni una popolazione in un area di 10 km attorno ad una stazione televisiva e ad un trasmettitore radio in modulazione di frequenza. Il rischio di leucemia, di melanoma e del cancro della vescica per gli adulti residenti nelle zone circostanti si riduceva con l’aumentare della distanza.

Lo stesso studio allargato a venti aree di trasmissione (in Gran Bretagna) evidenziava un aumento del rischio per la leucemia negli adulti in un raggio di 10 km da ogni trasmettitore. In due località l’aumento del rischio, sempre statisticamente significativo, risultava rispettivamente del 38% e del 16%. È stato trovato un aumento significativo del rischio di cancro dovuto alle radiazioni delle radiofrequenze nel raggio di 200 metri dalle antenne di una stazione base di telefonia mobile per C-net (telefonia analogica a 450 Mhz, quella prima del GSM) rimasta in funzione per 14 anni. Gli studi effettuati sull’esposizione di cellule linfocitarie umane, fino ad un tempo massimo di 72 ore ad un campo elettromagnetico a frequenza di 639.25 Mhz e di intensità di campo elettrico di 20 V/m hanno evidenziato che tale esposizione provoca alterazioni strutturali e funzionali di queste cellule nella stessa misura di quanto già riportato per le basse frequenze.

Studi di microscopia elettronica a scansione e di microscopia confocale (def: tecnica di microscopia) dimostrano una totale perdita di microvilli (estroflessione della membrana di rivestimenti epitelilali) e pseudopodia (estroflessione mobile della membrana citoplasmatica) conseguente all’esposizione. La perdita di pseudopodia è accompagnata da una depolimerizzazione delle principali proteine citoscheletriche; viene osservata, inoltre, una notevole diminuzione nelle attività NK (Natural Killer) dei linfociti T. La zona di studio era una zona circolare avente un raggio di circa 1200 metri intorno al trasmettitore elettronico e le persone dovevano risiedere in questa zona per almeno cinque anni. È stata valutata l’influenza dei campi elettromagnetici emessi dai telefoni cellulari GSM-900 sui ritmi circadiani della ghiandola pineale, degli ormoni sessuali e delle ghiandole surrenali. Da questo studio emerge che le concentrazioni ormonali rimanevano fra le variazioni fisiologiche normali, ma per quanto concerne l’ormone della crescita ed il cortisolo c’erano delle diminuzioni significative di circa 28% e 12%, rispettivamente, riguardo ai livelli massimi, paragonando il periodo di esposizione di 15 giorni ed il periodo di esposizione di 30 giorni e il periodo prima dell’esposizione, ma nessuna differenza persisteva nel periodo post-esposizione. Studi in vitro ed in vivo hanno indicato che i campi di radiofrequenza (RF) potrebbero interagire con strutture macromolecolari intracellulari. I risultati su modelli animali hanno dimostrato come i campi RF potrebbero avere effetti sul sistema riproduttivo dei mammiferi e sulle cellule degli spermatozoi. In condizioni fisiologiche la spermatogenesi è un processo bilanciato di divisione, maturazione e di immagazzinamento di cellule, è vulnerabile agli stimoli ambientali chimici e fisici. Il citoscheletro, composto di proteine, filamenti intermedi e microtubuli, potrebbe essere molto sensibile; esso è parte funzionale e strutturale della cellula in quanto ha un ruolo importante nella motilità degli spermatozoi ed è attivamente coinvolto nei cambiamenti morfologici che si producono durante la spermatogenesi.

Al di là degli studi che dimostrano una possibile relazione tra i campi elettromagnetici emessi dai telefoni cellulari e la salute umana, resta ancora da verificare se il danno biologico possa tramutarsi in danno sanitario. A tale proposito, infatti, sono presenti in letteratura dati che affermano l’impossibilità di dimostrare la correlazione fra l’uso dei telefoni cellulari e l’eventuale insorgenza di una neoplasia, in quanto l’effetto del campo elettromagnetico non lascia traccia nel tempo e quindi segni evidenti che possano confermare il rapporto causa effetto della patologia.

CONCLUSIONE

Siamo costantemente aggrediti da innumerevoli tipi di radiazioni, siano esse naturali che artificiali; ciò che possiamo fare è abbastanza semplice, nonostante la difficoltà di questo articolo per i non addetti ai lavori: è bene usare poco le apparecchiature elettroniche che creano campi elettromagnetici, far controllare gli ambientio e non soggiornare in quelli irradiati.

Le leggi di mercato sono così potenti che spesso, troppo spesso, la salute delle persone non è considerata. Quindi siamo noi, singolarmente, a doverci prendere cura del nostro corpo.

Molte di queste informazioni e tabelle sono state tratte da questo prezioso libro dell’Ing. Nicola Limardo, il primo testo a carattere prettamente scientifico inerente la geobiologia; vedi la recensione:

Nicola Limardo è anche l’inventore delle stuoie da letto e dei cuscini antiradiazioni e dei convertitori d’onde dannose conosciute con il marchio Geoprotex (www.geoprotex.it), sistemi addirittura riconosciuti come Dispositivi Medici in Classe I, già validati e pubblicati nel Registro dei Dispositivi Medici dal Ministero della Salute. Purtroppo di queste cose non ne possiamo parlare in quanto, trattandosi di presidi sanitari, è vietato.

Con questo articolo siamo andati sul pesante, ma oltre a farvi spiegare questo articolo dal vostro nipote pitagorico, troverete notizie più abbordabili su questo argomento sul libro Life .
IO SONO immortale
Infatti, per tornare a noi, nel libro IO SONO immortale, affrontiamo gli effetti delle radiazioni sulla ghiandola pineale e le sue conseguenze relativamente al percorso dell’Ascensione.

Buona vita.

Arcangelo Miranda
con la collaborazione dell’ing. Gualtiero Guandalini
articolo in parte basato sui lavori della Dott.ssa Elisabetta Galli

AVVERTENZA: questo articolo non intende spingere a fare autoterapia o autodiagnosi che rimangono di competenza esclusiva di professionisti abilitati alla professione medica.

I riferimenti bibliografici sono reperibili a questa pagina: QUI
fonti immagini:

1 – http://it.wikipedia.org/wiki/Pompa_sodio-potassio
2 – http://www.anitacorleto.it/Ambiente%20best/Cos%27%C3%A8%20l%27elettrosmog/Campi%20magnetici.htm
3 – Salute dell’habitat – Nicola Limardo – Anima Edizioni
4 – http://nursingcity.altervista.org/tavolaperiodica.html
5 – Modificato da: Inquinamento elettromagnetico – Andreuccetti, Bevitori, Angeli
6 – http://www.welovemercuri.com/images/geoprotex.jpg

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grazie per l attenzione ciao Igor Battisti 🙂

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